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Il Sudafrica accusa Israele di Genocidio

- 30 Gennaio 2024

Cosa ha detto la Corte Internazionale di Giustizia?

A dicembre 2023, il Sudafrica ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia (CIG), nota anche con il nome di Tribunale internazionale dell’Aia, di prendere misure provvisorie per fermare la guerra di Gaza, denunciando Israele di commettere un “genocidio” nei confronti del popolo palestinese, ai sensi della Convenzione sul genocidio del 1948.

L’11 gennaio u.s. la CIG ha cominciato le udienze con l’obiettivo di discutere l’applicazione di una “misura provvisoria” con cui il Sudafrica ha chiesto alla Corte di ordinare rapidamente l’interruzione delle operazioni militari di Israele nella striscia di Gaza.

Venerdì 26 gennaio u.s., alla vigilia della Giornata della Memoria, che commemora le vittime della Shoah, ovvero il più grande genocidio della storia, la Corte internazionale di giustizia si è pronunciata in merito all’accusa del Sud Africa.

La Corte internazionale di giustizia ha respinto la richiesta del Sud Africa del cessate il fuoco; ha ordinato a Israele di prevenire il potenziale genocidio e di assicurare il rifornimento di aiuti umanitari nella striscia di Gaza, ma la sentenza concede comunque a Israele una notevole flessibilità nel continuare le sue azioni militari.

In merito all’accusa di genocidio, infatti, la Corte internazionale di giustizia ha ritenuto “plausibile” che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza, sulla base di un alto numero di morti, sfollati, distruzione di infrastrutture e della crisi umanitaria, respingendo l’argomentazione di Israele di aver preso di mira solo l’organizzazione terroristica di Hamas e delle sue infrastrutture.

 

La Corte internazionale di giustizia ha quindi ordinato a Israele di:

1. Fermare gli atti di genocidio e prendere le misure necessarie per garantire che le sue forze militari non commettano un genocidio, senza tuttavia specificare quali atti costituiscano genocidio.

2. Vietare appelli al genocidio e punire coloro che lo fanno.

3. Adottare misure immediate ed efficaci per facilitare la fornitura di servizi di base e assistenza umanitaria urgentemente necessari per affrontare le condizioni avverse dei palestinesi nella Striscia di Gaza.

4. Conservare le prove di genocidio.

5. Presentare alla Corte, entro un mese, una relazione che illustri in dettaglio tutte le misure adottate per ottemperare a questi ordini.

Tuttavia, la Corte non ha accolto la richiesta del Sudafrica di un cessate il fuoco immediato, permettendo a Israele di continuare la sua campagna militare a Gaza contro Hamas.

Cosa ha detto la Corte nei confronti di Hamas?

La Corte ha sottolineato che tutte le parti, compreso Hamas, sono vincolate dal diritto umanitario internazionale, esprimendo grave preoccupazione per gli ostaggi detenuti da Hamas e chiedendo il loro rilascio immediato e incondizionato; tuttavia, Hamas non è legalmente vincolato da questa sentenza, poiché il caso si concentra sulla presunta violazione della Convenzione sul genocidio da parte di Israele e non sulle azioni di Hamas.

Quali sono le implicazioni di questa sentenza?

  • Il riconoscimento da parte della Corte internazionale di giustizia della plausibilità del genocidio viene percepito come un danno per Israele, creando nell’opinione pubblica la percezione che Israele possa essere coinvolto in tali azioni.

  • Non è stata accettata l’argomentazione sostenuta da Israele secondo cui gli sforzi per ridurre al minimo le vittime civili indicano che non c’è un intento genocidiario.

  • La corte si è basata molto sulle dichiarazioni di agenzie e funzionari delle Nazioni Unite, tra cui il Segretario Generale dell’ONU, e sui dati di Hamas relativi al numero di morti, considerandoli una prova prima facie, nonostante le preoccupazioni sull’affidabilità delle informazioni fornite da Hamas.

Quindi, nel breve termine, la Corte internazionale di giustizia non ha ordinato un cessate il fuoco, permettendo alla guerra tra Israele e Hamas a Gaza di continuare.

Ma la questione del genocidio rimane un dibattito importante, che esercita una crescente pressione politica e pubblica su Israele affinché modifichi le tattiche, riduca le vittime civili e faciliti gli aiuti umanitari a Gaza.

Il procedimento giudiziario all’Aia continuerà, con la Corte che deciderà se Israele sta commettendo un genocidio sulla base del “merito”, coinvolgendo diversi altri Stati nel procedimento e potrebbe protrarsi per lunghi anni.